di Gianrico Carofiglio
“La misura del tempo” è un romanzo che potrebbe essere ascritto al genere “legale”, in quanto la storia si snoda durante un processo in cui l’Avv. Guido Guerrieri, protagonista di altri romanzi di Gianrico Carofiglio, difende il figlio di una sua vecchia conoscenza dall’accusa di omicidio volontario e preterintenzionale.
In realtà, il racconto giudiziario procede in perfetto equilibrio tra la vicenda umana, descritta con grande compassione, e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma, in una continua relazione tra passato, presente e futuro: il fattore tempo entra in gioco nel suo carattere paradossale e la memoria, che è collegata al tempo, non viene rappresentata come un pulsante metaforico che consente di recuperare informazioni stoccate nella mente, ma ha una dimensione creativa, ogni volta che reinterpretando la situazione oggetto del ricordo.
Il tempo accelera con l’età…
bisognerebbe essere capaci di morire giovani. Non nel senso di morire davvero. Nel senso di smettere di fare quello che fai quando ti accorgi di avere esaurito la voglia di farlo, o le forze; o quando ti accorgi di avere raggiunto i confini del tuo talento, se ne possiedi uno. Tutto ciò che viene dopo quel confine è ripetizione. Uno dovrebbe essere capace di morire giovane per rimanere vivo, ma non accade quasi mai
Saper chieder aiuto…
Altre cose che mi hanno trasmesso (i genitori) sono più ambigue. Possono essere buone o meno buone a seconda di come si inseriscono nella struttura di una personalità. Fra queste la convinzione, radicale come un postulato etico, che bisogna sempre sbrigarsela da soli. […] Sapersela sbrigare da soli è bene. Credere di doversela sbrigare sempre da soli, senza mai chiedere aiuto, è una debolezza travestita da forza. Se non sai chiedere aiuto, di regola non sai nemmeno cosa fare quando ti viene offerto spontaneamente, quando sarebbe morale accettarlo ( e immorale rifiutarlo)
Stupore come antidoto del tempo…
Forse potrebbe essere proprio lo stupore l’antidoto del tempo che accelera in modo insopportabile. Il tempo è molto più esteso per i giovani perché sperimentano in continuazione cose nuove. La loro vita è piena di prime volte, di improvvise consapevolezze. Il tempo scorre veloce quando si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale. Le possibilità di scegliere si riducono, le vie sbarrate si moltiplicano, fino a quando tutto pare ridursi a un unico, piccolo sentiero. Non hai voglia di pensare a dove conduce quel sentiero e questo produce un’anestesia della coscienza. Aiuta ad attutire la paura della morte, ma sbiadisce i colori